Nel blu dipinto di blu…

(DI STEFANO BECO)

Nel blu dipinto di blu…

… felici di stare LAGGIÙ!
E non era narcosi d’azoto (anche perché il Presidente ci ha controllati… quando è riuscito ad acchiapparci!).

Ma andiamo per ordine.

Roma Caput Mundi, ore 8 di un piovoso 8 Novembre: due quaterne di eroi si incontrano per dare inizio a quello che sarà uno degli eventi che faranno la storia dell’Uomo e il Mare.
I loro sguardi si incrociano, i loro sbadigli pure, e ciascuno consapevole del proprio ruolo (c’erano vittime e carnefici, questi ultimi venuti anche dalle lontane province lusitane) decide di andare incontro al proprio destino, già chiaramente vaticinato dai loro più alti affetti, coloro che li avrebbero attesi trepidanti al loro ritorno: “ma nun c’anna’, ma chi te lo fa fa’, nun vedi che piove, v’ammalate, ma lassa sta’…”.
Niente! I nostri, sfidando gli oracoli avversi e la natura, decisero che tutto era pronto e quella missione si doveva compiere, e lo si doveva fare proprio lì ed ora, hic et nunc: annasse a fa’ ‘n’amatriciana da paura da Gianni e Domi all’International Diving di Giglio Porto!

Ma si sa, ogni grande risultato abbisogna di sacrifici per essere raggiunto… ed in questo caso si trattava di tanta roba: immergersi negli oscuri abissi del Giglio per dimostrare a se stessi ed al mondo che con la costanza, la testa, l’impegno e la volontà (e pure un po’ di sana agitazione…) semplici persone che mettono la testa e tutto il resto sotto l’acqua possono (iniziare a) diventare dei subacquei consapevoli!

[Mode serio on]
Questo secondo me (ma sono certo che la cosa è condivisa da tutti i miei compagni di avventura, sia discenti che docenti) è il vero significato del corso ESA DeepExt: come ci ha detto Fabrizio, una cosa è andare a 45 metri, un’altra è fare una immersione consapevole e sicura a 45 metri, ed ora questo è ciò che siamo stati preparati a fare.
[Mode serio off… non vorrei esagerare!]

Ma continuiamo con la cronaca dell’Evento.
Sin dal primo momento era chiaro che gli oracoli infausti dovevano rimettere il loro orologio del futuro: siamo saliti in barca accompagnati da un pallido sole che ci faceva ben sperare e ci ringalluzziva per poter ben sopportare quel grido che si sarebbe levato da lì a poco… “Oddio quanta robba! E mo’? Come se monta? ‘Ndo la devo mette’? Come s’aggancia?”
Metri di fruste e cime di reel occupavano l’imbarcazione, decompressive dall’aspetto minaccioso ci guardavano da sotto le panche con quel loro occhio rettangolare numerato che ci avrebbe dovuto aiutare a capire… ma niente! Eravamo in balia del nostro destino, che nel lontano Ottobre scegliemmo incoscienti ed inconsapevoli di abbracciare.
In tutto questo, avevamo la compagnia di due docili animali: Sky, la cagnetta da caccia nel cui sguardo si legge sempre un punto interrogativo “ma se sono da caccia, perché sto sempre su una barca?”, ed un simpatico… sorcio morto il cui spirito aleggiava su di noi riempendo i nostri polmoni… il suo nome era Tina… la magliettina… che il buon Robertino decise di tenere quale reliquia dopo il tuffo della settimana precedente, gelosamente custodita in una lavatrice… chiusa e spenta!

Ma preso il coraggio a due mani (e pure l’attrezzatura!), compimmo dunque quel piccolo passo per l’Uomo (e il Mare!) che avrebbe dato inizio al viaggio verso quella che era la nostra meta finale: l’amatriciana del sabato sera!

Ciuff! Una volta in acqua, tutto sembrava come sempre, ma… “oh, dove vai? La decompressiva?”… ecco, ora prendi ‘sta S-70, trova i d-ring, attaccala senza intrecciarti… vabbe’, ora poi si scende a palla e… “ricordatevi il check a 5m! Poi durante la discesa vi fermerete… quando lo dirò io!”… ma fasse ‘na amatriciana a casa?!?

Com’è come non è, prendiamo il largo (e il fondo!), e tra tutta una serie di casini arriviamo a risalire e simulare il cambio gas alla quota prevista, che pare come quando fai il cubo di Rubik, che come te perdi un passaggio rimani incastrato… ecco, uguale! Tira su la frusta, tira giù la frusta… a zi’, te la tajerebbe ‘sta frusta!

L’ultimo scoglio (letteralmente!) che ci separava dalla barca era quello dove avremmo provato il lancio dei pedagni…

Come se improvvisamente colpiti da un attacco di priapismo acuto, ciascuno di noi ha estratto, gonfiato e poi sparato il proprio “cazzillo” (ci sarà un motivo per cui lo chiamano così, no?!?), ed in pochi minuti eravamo circondati da erezioni subacquee di plastica variamente colorata… chi più eretto, chi meno, ma tutti orgogliosamente mostravamo la nostra “virilità galleggiante”… e soprattutto nella prima immersione non è stato un bello spettacolo, tra cime intrecciate e rocchetti che naufragavano… eh, si sa, l’emozione della “prima volta”!
Ma questa scena si sarebbe ripetuta al termine di ciascuna immersione, con risultati via via più soddisfacenti (e senza supporti chimici!).

E così via per i giorni a seguire, tra pianificazioni con annessa lettura dei vari manuali di istruzione dei nostri computer, briefing, tuffi che sempre più assomigliavano ad immersioni, debriefing, lezioni: e che nessuno si azzardi a dire che siamo stati un week end al mare a riposarci!!!

Ma come previsto, sabato sera… amatriciana!
Ospitati nelle grotte dell’International Diving dai nostri Caronti Gianni e Domenico, Stefanone da par suo ha sfoderato in cucina le sue doti tecniche (come se non fosse bastato farlo in acqua!) ed ha preparato un’amatriciana “da Codice Penale” (cit. Bettini), in quantità… ma che te lo dico a fa’!
Innaffiata da rossi vari, preceduta da capocollo che levete e succeduta da salsicce alla brace giusto per togliersi lo sfizio… de che stamo a parla’?!?
Dulcis in fundo (ed il termine “fundo” ci sta!), decompressione a gas liquidi multipli: la S-75 decompressiva di Pinuccio (o quel che ne rimaneva, dopo il passaggio dell’orda subacquea della sera prima, per la serie “bevo per dimenticare quello che ho combinato sott’acqua…”) ed una S-100 di Gianni… peccato non aver analizzato la percentuale di alcool, come sempre si dovrebbe fare con le miscele… iperalcolizzate!

E mentre sul traghetto del rientro si faceva l’ultimo complessivo debriefing (ed io mi beccavo l’ultimo complessivo cazziatone… che ci stava tutto!), la notizia che ci ha più colpiti: Fabrizio ci comunicava che Raffo e Robertino avevano guadagnato la qualifica di Istruttori DeepExt! Certo, complimenti e felicitazioni, ma questo significa che avevamo trascorso tre giorni di immersioni… con delle spie! Ecco perché il Presidente sapeva sempre tutto!

Ma ora, lasciamo un po’ di spazio alle interviste del “dopo partita”: ciascuno di noi quattro “subbi a 1 bar” ha risposto alle seguenti tre domande.

1- Cosa hai imparato? (domanda in perfetto stile didattica ESA!)

Massimiliano: ho imparato a gestire al meglio le mie immersioni, specialmente essendo consapevole dei miei consumi e dell’aria che mi occorre per le immersioni che hanno necessità di essere pianificate soggettivamente e resocontate col compagno.

Pino: ho imparato, o forse meglio ho percepito (visto che non tutte le cose sono sempre andate per il verso giusto), come questo tipo di immersioni ti portano alla consapevolezza che una accurata e corretta pianificazione è di fondamentale importanza, permettendoti di interagire con una tecnologia anche in alcuni aspetti sofisticata come quella della nostra attrezzatura, ma senza dipendere strettamente da essa. Ho imparato tecniche di impiego di nuove attrezzature, ma anche nuove tecniche per utilizzare la solita attrezzatura.

Filippo: ho imparato che non si finisce mai d’imparare, che non si può improvvisare un’immersione a 45 m, che ci vuole cervello se vuoi che goderti questa passione; ho imparato ad affrontare il profondo blu.

Stefano: ho imparato (o forse ri-imparato) la consapevolezza dell’andare sott’acqua, che non è solo tuffarsi, respirare ed andare giù, ma pianificare, verificare a monte l’aderenza ai limiti pianificati e la possibilità di raggiungerli in sicurezza, senza lasciare nulla al caso, né per me né per il mio compagno. Filosofeggiando un po’, sono di nuovo consapevole che “so di non sapere”… ma adesso so anche che posso impararlo!

2 – Cosa hai provato?

Massimiliano: provato … nulla in particolare rispetto i 40 mt per queste prime immersioni, ho avuto molto più controllo sull’aria che consumo effettivamente.

Pino: è stata una bella esperienza, che mi dà la possibilità di crescere ancora nel mondo della subacquea.

Filippo: la narcosi … di far parte di un gruppo di amici fantastici, di riuscire a dominare il freddo … la felicità di vincere… La narcosi d’azoto… quella no, però ci si può riprovare.

Stefano: la sensazione di stare fuori dalla mia “comfort zone”, quella nella quale mi sento quando faccio i “tuffetti”, ma di riuscire alla fine a gestirla. Sto cominciando a capire cos’è un’immersione, al di là della teoria dei gas ecc. Se prendo il mio logbook, sono passato da “… abbastanza un casino!  … domani è un altro giorno…” della prima immersione, a “Sicuramente più rilassato, forse anche troppo… Ho imparato tanto!” dell’ultima: questo vuol dire che non ho perso tempo!

3 – Quanto hai bevuto?

Massimiliano:… io bevo solo acqua, con la decompressiva 75 mi sono solo bagnato le labbra

Pino: quanto basta! E poi, sai, è un po’ come il sale che mette lo chef… te lo dice mai? No!… quanto basta!

Filippo: … nota dolente… ma abbiamo bevuto??? Lo nego categoricamente! I sub non bevono prima dell’immersione, soprattutto prima, magari dopo…
Ma per caso Pino ha portato la grappa? Io il Chianti? Il bianco del Giglio? No … no… tutte bottiglie bucate!!!
Se qualcuno mette in giro queste voci, le mogli non ci fanno più uscire, quindi … nego tutto!
P.S. : la prossima volta per l’amatriciana regolatevi sulla quantità, al terzo piatto avevo gli occhi di fuori!!!

Stefano: anche qui il rischio di uscire dalla “comfort zone” è stato altissimo! Purtroppo quando qualcuno porta della grappa o del vino (soprattutto se buoni), come fai a dire “no, grazie”? E se si offende? E se poi ci rimane male e chiama “gli amici degli amici”? No no, evitiamo rischi…
Ho bevuto… quello che versavano nel bicchiere! … ah, ma dite che ce lo mettevo io?!? Vabbe’… sarà stata narcosi…!

Insomma, per concludere, com’è come non è, abbiamo iniziato così

… passando per qui

… e per qui

… avendo fatto tutto questo…

… per arrivare qui!

Non male, che ne dite?

Grazie davvero a quegli “Uomini del Mare” che ci hanno guidato ed accompagnato per raggiungere questo risultato: Fabrizio, Stefanone, Raffo e Robertino (con il suo animaletto domestico…).

P.S.:
Eravamo 4 amici a 1 bar
C’eravamo respirati tuuutto
Mo’ vedrai cosa succederà
Col Presidente che ci cazzia tuuutti!

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